Pubblicazioni

Dal 2019, consapevole del fatto che con la mia bella laurea magistrale in Management dei beni culturali se mi andava bene potevo aspirare al ruolo di tirocinante o volontario a vita, ho cercato di unire l’utile (delle tante nozioni apprese) al dilettevole (la mia creatività e passione per lo studio e la ricerca), mirando sempre più, attraverso la comunicazione visiva, a sperimentare e trovare nuove ed efficaci soluzioni di trasmissione delle informazioni. Dopo le prime esperienze, ho cominciato a lavorare con continuità ogni giorno e ad acquisire clienti. Tuttavia, quando non lavoro o, in generale, quando ho dei ritagli di tempo libero, mi diletto nella scrittura creativa e nel disegno, praticati entrambi come balsamo per lo spirito, utili a districare i miei nodi interiori.
Non penso alla scrittura come un lavoro, non riuscirei a stare al passo con i ritmi editoriali, ma soprattutto, non potrei impormi di produrre: quando scrivo è perchè non ho più spazio per immagazzinare i pensieri, ho bisogno di far fluire le mie riflessioni, mi sento un fiume in piena. Ma, al contrario, può succedere anche che io non abbia nulla da dire, pertanto, preferisco tacere. Amo molto il mio silenzio e detesto parlare a vuoto. Tuttavia, non mi ritengo un pesantone, anzi, dico anche un sacco di cazzate per mantenermi “soft”, senza mai appesantire testa e testicoli (almeno credo, eh…).

Ad ogni modo, scrivo anche perché sono abbastanza prolisso, avrai notato. Già per farti leggere quattro titoli in croce, l’ho presa da lontano e, ti dirò di più, mi allontano ancora un po’ scrivendo altre righe su come è cominciata. Ma non senza prima darti un’ancora di salvataggio che ti farà saltare a piè pari queste dieci righe e portarti alle mie pubblicazioni.

Bene, se non hai saltato la lettura, te la faccio comunque “breve”.

In sostanza, scrivo e disegno da sempre, già dalle scuole materne ero solito avere un quaderno, un’agenda, un diario o un album dedicato. Non ho idea di dove siano la maggior parte dei miei disegni e scritti (non potete capire quanto mi rimproverano le persone che mi conoscono per questo motivo), ma non riesco a legarmi alle mie produzioni, non so come spiegarlo, una volta finito, spesso anche prima di finire, passo già oltre e quello che produco rimane lì, su quella pagina, in qualche cassetto, probabilmente. Tuttavia, di tutta questa mole infinita, qualcosina l’ho pubblicata. Prima di arrivare a questo però, c’è stato un lungo percorso di ricerca fuori e dentro di me. Qualche anno fa era impensabile che io potessi pubblicare qualcosa, ma manco un disegno sui social, per dirti… in primis perchè ero molto contrario all’idea di esternare quelle che per me sono principalmente emozioni personali, mettici anche un pizzico di insicurezza e condisci il tutto con un filo di autosabotaggio e autocritica distruttiva quanto basta per non sentirti mai pronto. Finchè un giorno, e non per modo di dire, ma davvero, un giorno a caso, ricordo che mi sentivo a pezzi, uno schifo, avevo 23 anni e questo mi faceva arrabbiare ancora di più, perchè non avevo vissuto un briciolo di esperienza al di fuori dei confini che fino ad allora avevo tracciato: studio, lavoro, ritorno a casa da fuorisede, esami, lavori occasionali e lavori stagionali senza avere mai il tempo di goderti un attimo del presente. Sempre di fretta, di corsa verso questo fantomatico futuro che prometteva sembre un domani migliore. Ma nel frattempo devi scalare invalicabili vette, per rispondere a una società che ci chiede di essere sempre più competitivi, sempre a mille, a palla. Non c’era e non c’è più tempo per fermarsi e fare davvero quello che si vuole, c’è solo l’illusione di questo.
Ma quel giorno a caso di febbraio, nel 2015, mi sono svegliato, in tutti i sensi. Avevo bisogno di una pausa da tutto questo, da quello che stavo prefissando di diventare. Ma che potevo diventare se oltre le esperienze non facevo altro che accumulare rabbia e frustrazione? La mia, quella dei miei amici, dei docenti, dei miei colleghi, dei miei parenti e di chiunque mi rendevo conto, non faceva altro, inconsciamente, che rincorrere la fine dei suoi giorni, illudendosi di vivere. Così, decisi di partire, di confrontarmi con realtà diverse dalla mia, conoscere persone che mai avrei incontrato e luoghi fino ad allora, per me inesplorati. Un viaggio affidato ai regionali di Trenitalia che mi ha permesso di girare da nord a sud. In viaggio, con la sola compagnia del mio zaino, l’agenda, le penne e le matite. Mi sono addormentato a Verona, per poi fare colazione a Udine, pranzo a Trento e la notte a Pavia, a casa di amici, per raggiungere facilmente Milano e poi Torino, Genova, Perugia, Firenze, con mezzi di fortuna Sassari, Ercolano e così via, per 1 intero mese che mi ha permesso di trascorrere davvero del tempo di qualità con me stesso, di conoscere tante storie diverse ogni giorno che mi hanno permesso di mettere in discussione tutto, di ridimensionare quello che al tempo credevo un mondo, di conoscere qualità che non credevo di avere e, soprattutto di dare ascolto alla mia sensibilità. È partito tutto così, per caso, ho cominciato a condividere con altre persone il mio mondo interiore e a capire che quello che sono capace di creare. Seppure attinge sempre alla mia esperienza, spesso è in sintonia con il sentire dell’altro che può vederci, invece, un suo personale stato intimo, può emozionarsi guardando una macchia di colore o leggendo quella frase che non pensavo potesse parlare di me, come di altre centinaia, o forse migliaia di persone.
Questo mi ha emozionato, ha riaccesso una fiamma di vita in me, mi ha permesso di scrollarmi di dosso inutili pesi e responsabilità che mi avrebbero accompagnato probabilmente per tutta la vita, decidendo di vivere con più leggerezza “che non è superficialità”, dedicandomi a quello che più mi fa stare bene. Tra queste cose, oltre il lavoro, c’è anche la scrittura.

Ed eccoci, dunque, alla parte dedicata alle pubblicazioni. Di seguito puoi trovare una breve scheda descrittiva. Per ulteriori info contattami.

Uno Strappo nel cielo di carta

Autore: Salvatore Renna
ISBN: 979-12-200-9887-8
Pubblicazione: 2021
Pagine: 240
Rilegatura: Brossura filo refe

Sinossi:
“Uno strappo nel cielo di carta” è un romanzo che narra di un futuro o, forse, di un presente – la scelta sta al lettore – distopico, in cui il mondo è diverso: una trasformazione che ricorda un passato fosco, i cui spettri continuano ad aggirarsi sulla Terra.
In una realtà oscura e misteriosa, si muovono i protagonisti di un libro che è quasi un giallo, un thriller avventuroso e, per certi versi, un romanzo storico. Proprio la Storia è la vera protagonista delle vicende, amica e nemica dell’uomo: se essa sembra destinata a ripetersi uguale a sé stessa, è anche l’unica che, maestra di vita, può mettere in guardia l’uomo dai propri errori. Lo studioso Aby Warburg, padre dell’iconografia, aveva captato e documentato nel suo “Atlante della memoria” che non solo ci sono somiglianze tra le varie epoche ma che spesso gli eventi si snodano con le medesime modalità, persino con le stesse forme e iconografie.
I personaggi di questa storia ci suggeriscono, peró, che la principale costante nell’eterno susseguirsi è la veloce perdita di memoria degli esseri umani. Che la soluzione, allora, sia continuare a ripetere e a raccontare quanto accade? Forse, invece, il primo passo per intraprendere un altro cammino è immaginare un mondo diverso.
In bilico sul confine del verosimile, in un mondo in cui gli uomini spesso agiscono come inconsapevoli marionette, è lo strappo nel cielo di carta, celebre aforisma di opera pirandelliana, ad insegnarci a vedere, oltre che guardare, la realtà e, magari, ripensarla.

Trama:
Luigi è un precario supplente di storia dell’arte che si appresta a tornare a casa dopo l’ennesimo vicolo cieco. Quella sera, però, la città gli mostra il volto tumefatto dei cambiamenti in atto e l’altalenante corso degli eventi conduce il protagonista all’apice del vuoto della sua disperazione.
Nella stessa notte un clochard di nome Omero viene pestato a morte da famelici aggressori, branco vigliacco e notturno in ansimante attesa della propria antica rivalsa.
Le sorti di Luigi e Omero si incrociano in città e si intrecciano in un reparto di rianimazione, al punto tale che lo scivolare via di uno sarà l’inizio del sentiero per l’altro. 
Al risveglio, nulle è più come prima: il presente sembra aver subito una distorsione temporale, sopraffatto dagli errori del passato e complice di una cieca brutalità che brucia il futuro. La soluzione si cela dietro la lettura della tavola 79 di Menmosine, l’Atlante della memoria di Aby Warburg, conservata, in occasione di una mostra, a Berlino. Il messaggio intrinseco che quelle immagini portano con sè può essere sufficiente a destare le coscienze e risvegliare il Paese da un violento anestetico?

Un Giudice Ragazzino

Autore: Salvatore Renna
ISBN: 979-12-200-3743-3
Pubblicazione: 2018
Pagine: 116
Rilegatura: Brossura filo refe

Sinossi:
“Un giudice ragazzino” è una storia di fantasia il cui titolo trae ispirazione da un film dedicato alla vita del magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 a soli 38 anni. Quella che viene raccontata però non è la vita del giudice, almeno non direttamente, ma attraverso le parole e i ricordi di un ragazzo, che con Livatino ha in comune il nome, Rosario, e il luogo di nascita, Canicattì. Il ragazzino è incuriosito dalla vista frequente di una stele, in memoria del giudice, della quale non riesce a darsi una spiegazione completa. Gli sfuggono infatti i significati precisi di ‘giustizia’ e di ‘martire’. Il pensiero si fa così assillante che non può fare a meno di chiedere spiegazioni al padre, superando l’imbarazzo di dover affermare la propria ignoranza. Tra i due si instaura un rapporto ancora più saldo, che ha come tema centrale proprio la vita del giudice. Lo sforzo di Giordano è quello di un genitore, che si impegna a tramandare concetti importanti e allo stesso tempo cerca di salvaguardare l’innocenza del figlio, filtro prezioso che permette di guardare alla realtà in modo ancora utopico. L’ideale da coltivare e preservare è quello di un mondo giusto, in cui non esistono cattiverie e soprusi. Un mondo ben distante da quello della Sicilia degli anni Ottanta, ma per il quale è giusto combattere. Giordano è un ingegnere a cui piace progettare. Ciò che contraddistingue la professione del progettista e dell’architetto è la possibilità di immaginare il mondo per come dovrebbe essere, di vedere strutture là dove non ci sono ancora, di progettare quindi una realtà migliore. Per questa idea il padre di Rosario darà la vita. La sua morte verrà nascosta al bambino dalla madre, la quale dirà che papà Giordano è andato a sorreggere il ponte che stava costruendo. Si tratta di una metafora che rimanda sia alla fine riservata dalla mafia ai personaggi scomodi, i quali spesso finiscono cementificati, sia al fatto che grazie al proprio sacrificio il padre ha davvero evitato il crollo del ponte, per la cui costruzione gli era stato chiesto di utilizzare materiali scadenti. Da questo momento in poi la vita di Rosario cambia, il ragazzo intuirà verità nascoste in una realtà non ancora del tutto scoperta e agirà con fermezza a tutti quegli atteggiamenti scorretti che prevedono soprusi e omissioni a partire dal microsistema scolastico continuando ad approfondire la vita del giudice Livatino, e cercando di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Inizia a maturare in lui l’idea di fare non più l’ingegnere come il padre, bensì il magistrato perché conoscerà una società poco solida fisicamente ma soprattutto eticamente

Trama:
Che cos’è la GIUSTIZIA ? È l’interrogativo che un ragazzino siciliano di nome Rosario pone al padre dopo aver letto le parole riportate sulla stele dedicata al giudice Livatino.
Il papà, per soddisfare la sua curiosità, non gli risponde ricorrendo a formule magiche o preconfezionate, ma lo prende per mano e lo conduce gradualmente a scoprire il significato e il valore della GIUSTIZIA attraverso racconti ricchi di metafore che hanno un valore altamente pedagogico. La GIUSTIZIA , per divenire una virtù, un principio e un valore fondante, deve passare attraverso la sperimentazione. E Rosario ne fa esperienza tra i banchi di scuola vivendo un rapporto terrificante con un bullo che pretende di assoggettare al suo volere coloro che vengono a contatto con lui, esercitando la sua superiorità e, di conseguenza, scatenandone la paura.

Le avventure di Archinia

Autore: Salvatore Renna; Federico Valacchi
ISBN: 9788893573771
Editore: Editrice Bibliografica
Pubblicazione: 2021
Pagine: 88

Descrizione:
Il volume illustrato affronta il tema della diffusione di contenuti archivistici in quanto innanzitutto valori pubblici e civili, con una cifra stilistica diversa da quella abitualmente praticata da una disciplina piuttosto misurata nei suoi abituali canoni espressivi. Il libro nasce dal bisogno di individuare un modello di trasmissione di valori e sensazioni che possa aiutare a diffondere l’archivistica nella società, senza peraltro rinunciare all’indispensabile rigore tecnico-scientifico.
La parte narrativa e grafica si sviluppa in episodi che, quasi fossero una piccola serie televisiva, ruotano intorno a un impianto di fondo ambientato nell’ipotetica città di Archinia, i cui archivistici abitanti si confrontano con i vizi e le virtù di un’intera comunità, in lotta con gli inesauribili mulini a vento dei pregiudizi su archivi e archivisti.

Eterna Primavera

Autore: Salvatore Renna
ISBN: Opera a libero accesso
Pubblicazione: 2017
Pagine: 68


Descrizione:
È un lavoro di ricerca tradotto in un romanzo grafico incentrato sul caso dei due ventenni Luca Orioli e Marirosa Andreotta, passato alla cronaca come il caso dei “Fidanzatini di Policoro”.
I due vengono ritrovati privi di vita il 23 marzo 1988 nel bagno di lei. Si tratta di una vicenda complessa e oscura, sulla quale sono state condotte numerose indagini che tuttavia non hanno portato a risultati inequivocabili. C’è chi, come la mamma di Luca, Olimpia Fuina Orioli, è ancora in attesa di una verità certa. Riguardo a queste vicende, ripercorse attraverso i disegni di Salvatore e le poesie scritte da Luca Orioli stesso (nel libro “Il mio nome è Luca Orioli”), il lettore ha il diritto-dovere di sviluppare la propria opinione, nella fiducia che se l’arte non sempre riproduce il visibile, spesso rende visibile ciò che non lo è.